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Scorza: "Il 2023 della privacy: conflitti con le big tech e il nodo cookie wall" - Intervento di Guido Scorza

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Scorza: "Il 2023 della privacy: conflitti con le big tech e il nodo cookie wall"
Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(AgendaDigitale, 5 gennaio 2023)

Le previsioni sulla privacy per l’anno nuovo sono difficili ma qualche trend si può già individuare: al centro dell’attenzione il rapporto tra dati e libertà dei cittadini, gli interventi a livello europeo per applicare il GDPR e il nodo del cookie wall nell’editoria online

È difficile pensare a un momento della storia del mondo nel quale è stato più difficile fare previsioni sul futuro. Basta rileggere, a distanza di qualche anno da quando Yuval Noah Harari lo ha scritto, “Homo Deus, breve storia del futuro” per convincersene: “Per la prima volta nella storia si muore più per colpa degli eccessi alimentari che per la mancanza di cibo; la morte ci coglie più spesso in tarda età, per vecchiaia, che in gioventù, per malattie infettive; si cessa di vivere più facilmente per mano propria, con il suicidio, che a causa dei rischi connessi alla presenza di soldati, terroristi e criminali messi insieme”. Sfortunatamente la storia recente del mondo lo ha smentito.

Privacy 2023: le tendenze

Prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina, ci hanno preso in contropiede, ci hanno sorpresi e spiazzati, hanno dato improvvisamente corpo a paure che pensavamo superate o, almeno, ridimensionate dal progresso, dalla ricerca medico-scientifica, dalle relazioni internazionali e dalla diplomazia. Inutile, in un contesto di questo genere, azzardare previsioni sulle sfide che ci attendono al crocevia tra progresso, protezione dei dati personali, mercati e democrazia nell’anno che verrà. Si rischierebbe di essere smentiti ancora prima che il 2023 entri nel vivo. E, tuttavia, almeno alcune tendenze sono identificabili.

GDPR, il caso Meta

Nelle prossime settimane, verosimilmente, il Garante irlandese per la protezione dei dati personali, facendo sue le indicazioni del comitato dei garanti europei, ordinerà a Meta di cessare di trattare i dati personali dei suoi utenti, per finalità di profilazione commerciale, sulla base del contratto e gli imporrà di identificare nel consenso la base giuridica per un tipo di trattamento di dati personali sul quale, nella sostanza, riposa interamente il suo modello di business e, più in generale, quello della più parte del web che conosciamo.

Di ieri la notizia della sanzione di 390 milioni di euro a Meta dallo stesso Garante.

I nuovi regolamenti europei

Sarà un terremoto digitale del quale l’epicentro è noto, la magnitudo ipotizzabile, le conseguenze difficilmente prevedibili. L’internet che conosciamo, però, potrebbe essere a un passo da un cambiamento significativo anche perché il sisma che arriverà da Dublino si incrocerà con quello in arrivo da Bruxelles, dove tra Digital service act, Digital market act e futuro AI Act si registrerà un altro giro di vite significativo al trattamento dei dati personali per finalità di profilazione commerciale.

Il nodo del cookie wall per i giornali online

E sempre guardando alla profilazione commerciale ma in una prospettiva diversa, senza esercitarsi in prognosi di lungo periodo ma accontentandosi di scrutare l’orizzonte prossimo venturo, ci sarà da risolvere, in un modo o nell’altro, la questione sollevata dai grandi editori di giornali sul finire del 2022 quando hanno deciso di chiedere ai loro lettori di scegliere se prestare un consenso all’installazione di cookie di profilazione o pagare un abbonamento per continuare a leggersi un giornale.

Qui servirà tanto equilibrio, dialogo, capacità di confronto e, soprattutto, laicità tecnico giuridica. Bisognerà mettere da parte ogni posizione ideologica, ogni preconcetto integralista, ogni idea che suggerisca che il fine – in questo caso l’esigenza dei giornali di sopravvivere e garantire una delle libertà più preziose che abbiamo come quella all’informazione – giustifica i mezzi – in questo caso la compressione, forse oltre i limiti del sostenibile, della libertà individuale di scegliere se e a quanto della propria privacy rinunciare. Troppo presto per anticipare risposte che, peraltro, a istruzioni pendenti, non potrebbero comunque essere anticipate.

E, tuttavia, una certezza già c’è: qualunque sia la risposta che si deciderà di dare al problema nel rispetto delle regole europee della materia – e nella speranza che le stesse siano presto finalmente aggiornate con il varo dell’ormai leggendario Regolamento E-privacy – in nessun caso si potrà prescindere dalla circostanza che l’utente, il consumatore, il lettore deve essere effettivamente consapevole prima di compiere qualsiasi scelta che riguardi propria identità personale.

E, anche questo lo si può già dire con relativa serenità, oggi non lo è perché non gli è affatto chiaro quanto valgono i suoi dati personali, in che termini rischi di perderne il controllo se prestasse il consenso all’installazione dei cookie, quali potrebbero essere le conseguenze di quel consenso e, cosa “compra” effettivamente, accettando di lasciarsi profilare. C’è e ci sarà, insomma, comunque tanto lavoro da fare per dare forma alla soluzione del problema quale che sarà.

Privacy, dati e libertà dei cittadini

Ma la sera del 31 dicembre 2022, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo messaggio di fine anno, ha acceso un faro importante lungo la linea dell’orizzonte prossimo venturo: “La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi – ha detto Mattarella – posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società. Occorre compiere scelte adeguate, – ha concluso il Presidente della Repubblica – promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini”. Dati, anche personali naturalmente, pubblica amministrazione, ricerca scientifica e tecnologica, sviluppo industriale e, più in generale, governo del Paese.

Dati e PNRR, un due parole. Il Presidente della Repubblica ci ha esortati a mettere il patrimonio informativo pubblico e privato a fattor comune, a utilizzarlo come leva per la ripartenza del Paese, come volano per ridisegnare e riprogettare il futuro, per migliorare le condizioni di vita delle persone. E non c’è dubbio alcuno – come d’altra parte suggerisce anche la circostanza che, proprio nel 2023, la nuova politica europea sui dati si arricchirà di nuove significative regole scritte e pensate, in alcuni casi, proprio sotto l’hashtag “altruismo dei dati” – che quella di riuscire a sfruttare, nella dimensione della governance pubblica come in quella dei mercati privati, più e meglio i dati personali nel rispetto, ovviamente, delle regole della privacy sarà, nei mesi più che negli anni che verranno, una delle sfide più impegnative nelle quali ci troveremo a cimentarci.

Imparare a rendere i dati – inclusi quelli personali – un bene comune senza per questo dover privare i singoli del loro diritto all’identità personale è uno degli obblighi che, ciascuno nel suo ruolo, abbiamo tutti quanti. È una sfida che va affrontata ricordando sempre che in democrazia non esistono diritti tiranni capaci di fagocitare e travolgere altri diritti, specie se costituzionalmente pari ordinati, specie se fondamentali e che, pertanto, non può la privacy ergersi a antagonista del diritto alla salute, di quello alla sicurezza, della libertà di informazione o della libertà di impresa e non possono questi ultimi ignorare e macellare il diritto alla protezione dei dati personali.

Conclusione

Occorrerà equilibrio e capacità di buon senso come, d’altra parte, abbiamo imparato a fare – non sempre senza sbagliare – durante la lunga e difficile stagione della pandemia. E l’algoritmo di bilanciamento dovrà essere sempre lo stesso: comprimere un diritto nella misura minima necessaria a garantire effettività, esercitabilità reale e universalità dell’altro. Sono tutte sfide straordinariamente complesse ma che si possono vincere. Buon 2023 all’Italia della privacy e non solo.