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La app Fakeyou, i falsificatori si innovano: tempi duri per la verità - Intervento di Guido Scorza

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La app Fakeyou, i falsificatori si innovano: tempi duri per la verità
Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(HuffPost, 20 ottobre 2022)

Un’indagine Eurobarometro immediatamente precedente all’arrivo della pandemia raccontava che il 71% dei cittadini europei e il 63% di quelli italiani si imbatte in una notizia fuorviante o falsa almeno una volta al mese. Tra di loro, c’è un 27% di europei e un 17% di italiani che trova fake news almeno una volta al giorno. E, come sappiamo, le cose sono andate decisamente peggio durante la pandemia quando l’esigenza e la voglia di informarsi ha raggiunto picchi mai raggiunti prima e, quindi, con la circolazione delle notizie vere e attendibili è cresciuta a dismisura anche la circolazione delle fakenews.

Secondo un rapporto presentato nel 2021 dal Censis la prima, e forse la più diffusa delle notizie false circolata in Italia durante la pandemia è quella secondo la quale il virus sarebbe stato appositamente creato in un laboratorio, da cui poi sarebbe sfuggito (secondo alcuni sarebbe stato fatto sfuggire): la pensa così il 38,6% degli italiani adulti, con quote che raggiungono il 49,2% tra chi ha al massimo la licenza media, il 46,8% tra gli adulti di età compresa tra i 35 e i 64 anni; il 52,9% tra i lavoratori dipendenti che hanno mansioni esecutive, il 51,3% tra chi ha un reddito che non supera i 15.000 euro l’anno. Non una cosetta da poco quindi ma addirittura una notizia falsa ma straordinariamente diffusa sulle origini della pandemia.

E l’onda lunga delle fakenews su Coranavirus e dintorni è lontana dal potersi dire esauritasi.

Ma non ci sono solo le notizie false a rendere sempre più difficile tracciare una linea di confine tra il vero e il falso nella società in cui viviamo. Nei giorni scorsi, infatti, il Garante per la protezione dei dati personali è stato costretto a avviare un’istruttoria finalizzata ad accertare l’illiceità della realizzazione, distribuzione e gestione di un’app – Fakeyou – capace di falsificare, grazie a un algoritmo di intelligenza artificiale, la voce di chiunque e, quindi, di mettere in bocca a chiunque – personaggi pubblici e gente comune – parole mai pronunciate. Negli esempi già in circolazione, frasi a dir poco compromettenti pronunciate con la voce di Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. E considerato il momento politico che stiamo vivendo e, guai a negarlo, qualche dubbio, forse legittimo, persino sulla veridicità di affermazioni pure effettivamente pronunciate specie dal secondo, non è difficile cogliere il potenziale esplosivo della disponibilità online, a portata di click per chiunque, di un’app come FakeYou.

Anche in questo caso abbastanza da definire quelli che stiamo vivendo tempi davvero duri per la verità.

Ma non basta ancora perché, nei giorni scorsi, un’inchiesta di Insider ha raccontato una storia che la dice lunga su quanto il confine tra il vero e il falso sia ormai divenuto labile e sottile e su quanto sia destinato a divenirlo sempre di più. L’inchiesta riguarda le classiche pagine “chi siamo” che campeggiano sui siti delle società, delle organizzazioni e degli studi professionali di mezzo mondo con sotto le foto delle persone che vi lavorano e le loro biografie. Ebbene secondo l’inchiesta, decisamente ben documentata, in centinaia di casi le foto e i curricula che popolano le pagine in questione semplicemente sarebbero false e le persone ritratte nelle immagini non esisterebbero trattandosi di volti prodotti in laboratorio utilizzando specifiche soluzioni di intelligenza artificiale. Lo scopo perseguito dai gestori dei siti in questione sarebbe quello di far apparire più strutturata la propria realtà inserendo nel proprio organico immaginario e immaginifico delle persone artificiali, biologicamente e anagraficamente inesistenti. Cose da non crederci verrebbe da dire eppure maledettamente vere al contrario dei volti in questione.

Eccola la società nella quale stiamo vivendo e che fa da anticamera a quella nella quale ci ritroveremo sempre più immersi a mano a mano che le tecnologie di produzione di contenuti falsi diverranno sempre più sofisticate e, soprattutto, sempre più alla portata di tutti. Se non impariamo di corsa a sviluppare quantità industriali di spirito critico nel confronto con la realtà apparente che ci viene incontro, l’esistenza umana diverrà presto insostenibile e con quella dei singoli, quella della società nel suo complesso. E lo spirito critico va promosso e sviluppato già a scuola, nei bambini. Si tratta, forse, di una delle emergenze più silenziose con le quali dobbiamo confrontarci.