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Quel sottile confine tra i tribunali della disinformazione e della verità - Intervento di Guido Scorza

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Quel sottile confine tra i tribunali della disinformazione e della verità
Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(MF, 17 ottobre 2023)

La nuova guerra in Israele, l'entrata in vigore del Digital Service Act (la disciplina europea varata, tra gli altri, con l'obiettivo di richiamare le big tech al rispetto delle regole di casa nostra anche in materia di disinformazione) ed Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo, alla guida di X, già Twitter, una delle piattaforme social che condiziona più di ogni altra la dieta mediatica globale e le imminenti elezioni europee: sono gli ingredienti della tempesta perfetta che si sta abbattendo sull'ecosistema digitale europeo. I primi fulmini e saette hanno preso nei giorni scorsi le sembianze delle accuse che, prima informalmente per bocca del commissario europeo all'Industria e al Mercato Interno Thierry Breton - che non nasconde l'ambizione di diventare presidente della Commissione Europea - e poi formalmente in forza del nuovo Digital Service Act, la Commissione Europea ha indirizzato a X: troppa disinformazione sulla vicenda Israelo-palestinese, troppi pochi controlli, troppi pochi interventi per garantire un maggiore bilanciamento delle informazioni in circolazioni eper limitare azioni propagandistiche a mezzo fake news.

«Mi si indichino in maniera puntuale le nostre responsabilità», ha immediatamente chiesto Elon Musk tramite un post di quelli che una volta si chiamavano tweet o cinguettii per via del nome (Twitter) e del marchio (un uccellino blu) della piattaforma alla quale il magnate sudafricano nell'ultimo anno ha letteralmente cambiato i connotati. Difficile rispondere. Inutile girarci attorno perché è il cuore della questione.

Difficile essere precisi quando si tratta di dire cosa è informazione e cosa è disinformazione. Difficile contestare a chicchessi ache non si sarebbe dovuto lasciar pubblicare il post A e non anche il post B o che si sarebbe dovuto essere più veloci nella rimozione del post C. Difficile sempre e comunque ma ancora più difficile quando, come nel caso di specie, il destinatario delle contestazioni è una piattaforma globale che diffonde ogni giorno in tutto il mondo miliardi di frammenti di informazione pubblicati da centinaia di milioni di utenti e difficile ancora di più se si ha l'ambizione di tarlo in un intervallo di tempo prossimo al cosiddetto tempo reale. Certo ci sono i casi limite, quelli nei quali distinguere il falso dal vero è facile, immediato a prova di algoritmo diversamente intelligente, di moderatore a digiuno di competenze specifiche ma, appunto, si tratta di casi limite, eccezionali, non della regola, non dei contenuti prodotti nell'ambito di campagne di disinformazione sempre più organizzate, strutturate, sofisticate. Ed è qui che le migliori intenzioni della sacrosanta guerra alla disinformazione si scontrano con la realtà e minacciano di scatenare la tempesta perfetta. Perché che Musk muova da posizioni probabilmente sbilanciate dalla parte del laissez faire è noto ma come si fa a dirsi certi che un soggetto politico come la Commissione Europea non sia influenzata e condizionata - per carità in assoluta buona tede - quando identifica certi contenuti come da rimuovere e non ne identifica altri magari anzi, certamente - perché non arriva a individuarli o non ci arriva con la stessa rapidità?

Governare l'informazione nella società dell'informazione è la più difficile tra le sfide che ci troviamo a affrontare nell'ecosistema digitale. Il confine tra ergersi a giudici dell'informazione corretta e trasparente e finire con il diventare giudice della verità è straordinariamente sottile ma, mentre, la qualità dell'informazione è la più preziosa delle risorse perqualsiasi democrazia, la "censura" nella quale si rischia di inciampare quando si bolla per falsa un'informazione veritiera o viceversa o, semplicemente, quando si bolla per falsa un'informazione falsa per davvero, ma non si fa altrettanto con quella egualmente talsa che, magari, sostiene la tesi contrapposta è la peggiore nemica di ogni democrazia. Le regole del Digital Service Act in tatto di disinformazione in linea di principio sono equilibrate, moderne e illuminate ma, come spesso accade, tra enunciare un principio e tradurlo in azione il passo e più lungo di quanto non appaia.

E la vicenda che vede contrapposti Breton e Musk. la Commissione Europea e X in queste ore è un primo banco di prova al quale non si può sbagliare perché se si sbaglia si rischia di gettar via anni di lavoro straordinari dedicati a cercare - e forse a trovare-il miglior equilibrio possibile per governare il sistema dell' informazione digitale e sottrarre a una manciata di big tech il monopolio assoluto sulla dieta mediática globale, Serve prudenzae ponderazione, bisogna mettere da parte ogni personalismo, cercare di identificare parametri oggettivi capaci di rafforzare il contine tra il tribunale della disinformazione- lecito e auspicabile - e quello della verità - che non può avere cittadinanza in democrazia - e bisogna farlo con mente aperta a qualsiasi possibile scenario, anche quello nel quale dovesse prendersi atto del fatto che una buona idea, una regola sana e democratica in principio, una volta in azione, diventa pericolosa e rischia di trasformarsi in una cura peggiore del male.