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"Privacy, aziende e diritti diversi da conciliare". Il Garante:privacy diritto assoluto? No va conciliato con la libertà - Intervista a Guido Scorza

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"Privacy, aziende e diritti diversi da conciliare". Il Garante:privacy diritto assoluto? No va conciliato con la libertà
Intervista a Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(di Paolo Campostrini, Alto Adige, 7 giugno 2023)

Il privato è un confine mobile. E cosi il diritto che lo circonda come un vallo di difesa. Ma fino a che punto e fino a quando? «Nella nostra democrazia costituzionale non ci sono diritti tiranni» dice Guido Scorza. Nel senso di prevaricanti in assoluto l'uno sull'altro. Loro, i diritti, si adattano, si specchiano, trovano i propri spazi di manovra dentro il principio di far sopravvivere anche quello che gli si contrappone. E di dialogarci.

Ad esempio l'informazione. «C'è la privacy da tutelare ma poi anche il diritto a raccontare un episodio notabile. Il fatto è che anche il diritto alla privacy si restringe e si dilata mano a mano che sale o scende la tutela della libertà di informare». Guido Scorza sta a presidiare questa terra un po' tellurica. Ma comune alle grandi democrazie. Giurista, avvocato, scrittore, docente di diritto delle nuove tecnologie, fa parte del collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Il Garante della privacy. Che, detto papale papale, è ancora un luogo temuto dalla gran parte delle aziende: «Molte ci considerano ancora solodal lato delle sanzioni. E guardano le norme a tutela della privacy come un peso. Di più: un costo».

E invece? «Quando le percepiranno come un loro asset strategico, un modo di rapportarsi al cliente, del tipo; tu devi sapere che io tutelerò i tuoi dati personali in mio possesso, per cui comprerai i miei prodotti consapevole di questa protezione, allora il mondo sarà cambiato. E si vedrà tutto questo come un patto costruito sulla reciproca fiducia». Per dire del raggio d'azione del garante, proprio ieri l'autorità ha sequestrato intere banche dati aziendali che venivano usate per fare "telemarketing selvaggio".

Scorza sarà a Bolzano venerdì (ore 9.30 Camera di Commercio) e parlerà del suo lavoro nel collegio dietro ad un titolo guida: "La parola chiave è la consapevolezza". Dialogheranno con lui, coordinati da Alberto Faustini, direttore dell'Atto Adige, il procuratore generale di Brescia Guido Pispoli , Alberto Guglielmi, ceo di Opticon data, Matteo Colombo, presidente Asso Dpoe il consulente aziendale Andrea Repetto.

L'incontro sarà su "Privacy aziendale: problema o opportunità". L'uno o l'altro, avvocato Scorza?

Oggi per tanti è un problema. E questo è un problema. Dovrebbe invece essere un asset aziendale, il rispetto delle regole di tutela.

Portandolo dove, all'intemo delle imprese?

Ad essere un driver, un acceleratore anche nelle vendite, nel mercato. Se un'azienda mostra palesemente la propria scelta sul piano del rispetto della privacy della clientela, mostra di aver compreso che non si tratta di una fatica ma di un modo di aumentare la propria immagine e dunque la competitivita.

Cosi come sta accadendo nell'universo delle produzioni sostenibili?

Ecco, stanno riproducendosi quelle stesse dinamiche. Anche nel conformarsi alle norme green tante aziende avevano percepito ali'inizio questo percorso come un costo, un appesantimento della proprie libertà di manovra sui prodotti. Chi predicava green faceva la parte della Cassandra.

E invece ora?

Si è passati dal considerare come una imposizione una legge che, mettiamo, prova a impedirmi di inquinare, a vederla oggi come una opportunità. Scelgo un prodotto perché sostenibile è la percezione dei consumatori. E cosi l'azienda che lo elabora si trova in vantaggio rispetto a chi non l'ha nel proprio catalogo.

Da quando il trattamento dei dati sensibili è diventata una questione bisognosa di interventi normativi e regolatori?

Dal quando i dati, il privato dei consumatori e dunque delle persone sono divenuti oggetto di mercato.

In che modo?

Le Big tech, le grandi aziende tecnologiche, hanno ammassato una quantità industriale di dati e sono in grado di venderli. La loro raccolta è diventata oggetto di mercato ma, di conseguenza, le norme a difesa del consumatore sono state subito percepite come un costo. E se ne parla, nella percezione comune, quasi esclusivamente, in chiave di adempimenti burocratici, consulenze, informative.

Il privato è stato in passato un elemento ben definito : lo spazio personale. Poi è apparsa la parola "privacy" e il privato si è dilatato ed ha preso possesso dei media, dell'economia, della tecnologia. In che momento è apparsa la "privacy" soppiantando il più esistenziale privato?

C'è una data. È il 1890. Naturalmente negli Stati Uniti. E allora nasce una norma che ha un nome "Dirittodi essere lasciati soli". E tutto prende avvio da un giornale...

Naturalmente.

Erano gli anni dei primi fogli "gialli", quelli che si chiameranno tabloid. Battagliavano alla ricerca di un titolo accattivante da New York a Boston. Uno di questi, edito da mister Pulitzer, poi divenuto il nome simbolo del giornalismo di qualità, dette notizia di un matrimonio. Si trattava di una cerimonia pubblica di gente abbastanza famosa.

Tutto bene dunque ?

Fin qui si. Erano persone pubbliche. Ma poi lo stesso giornale aggiunse una notizia. Scrisse; pare che il genitore della sposa non veda di buon occhio il fatto che lo sposo provenga da una famiglia di arrivisti. Diremmo ora di arricchiti. Ebbene quella non doveva essere considerata una notizia ma un pensiero privato. Intervenne la corte suprema. E dettò il confine tra libertà di informazione e diritto alla privacy.

Vengono in mento precise analogie con l'online di oggi no?

Ebbene si. E non solo in termini di diritto. Ora come allora si getta in pasto ai lettori sul web una notizia in base ai like e i like si cercano anche attraverso titoli enfatizzati. Nasce allora, nel 1890, un rapporto mai definitivamente regolato tra media e privato, tra notizia e diritto alla tuetla dei fatti personali

Viene in mente l'orribile, ultimo femminicidio di quella ragazza incinta. Lì sono apparsi nomi, cognomi, persino la mamma dell'assassino...

Ecco, si tratta di un caso emblematico. Il confine della privacy si è ristretto, prima di tutto perché come ogni diritto non può essere disposto in astratto e poi per la ragione che quel fatto è risultato di importanza sociale diffusa perché è "civile" raccontare quanto ancora nella nostra società accadano fattie prevaricazioni di quella portata. E sollecitare contromisure e tutele ulteriori per i soggetti deboli.

La sua è una continua caccia ai limiti, di un diritto rispetto ad un altro?

Ed è una caccia che non si può fare a tavolino. O una volta per tutte

II garante sta a guardia di quei limiti?

Deve garantire la tracciabilità di volta in volta di quel confine. Procedendo per bilanciamenti e non per algoritmi predefiniti.

Come si può definire il privato di una persona?

Una delle migliori definizioni, prescindendo da quelle formalmente giuridiche, è di Gabriel Garcia Marquez; ci sono tre dimensioni della vita di ognuno, quella pubblica, la privata e la segreta. Quest'ultima dovrebbe essere inviolabile, ma anche qui il confine si può restringere. Guardiamo, tornando alta povera ragazza uccisa (Giulia Tramontano) all'uso pubblico delle chat....

Scheda

Doc-Web
9894873
Data
07/06/23

Tipologie

Interviste e interventi