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Newsletter 27 settembre - 3 ottobre 1999

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Newsletter 27 settembre - 3 ottobre 1999

 

  • Non si può essere cancellati dal registro dei battezzati.
  • Le spese del ricorso al Garante sono a carico di chi perde.
  • I messaggi via fax possono essere fonte di imbarazzo.
  • Occhi privati.

 

Non si può essere cancellati dal registro dei battezzati

Un cittadino si è rivolto al Garante per chiedere la cancellazione dei suoi dati personali contenuti nei registri dei battezzati, conservati presso un archivio parrocchiale.

Egli aveva scritto una lettera ai responsabili dell´archivio competente, chiedendo la cancellazione dagli elenchi parrocchiali dei battezzati del proprio nome e della data del battesimo ricevuto, motivando tale richiesta con le proprie convinzioni di ateo. I responsabili ecclesiastici avevano risposto di non poter dar corso alla cancellazione, in considerazione del fatto che l´attestazione del battesimo non può essere cancellata in quanto il battesimo si è effettivamente verificato. Avevano, comunque, assicurato di aver allegato la richiesta di cancellazione all´atto di battesimo dell´interessato.

Secondo il ricorrente, tale comportamento lederebbe la legge sulla privacy che garantisce ai cittadini il diritto di ottenere non solo l´aggiornamento, la rettificazione o l´integrazione dei dati, ma anche "la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, compresi quelli di cui non è necessaria la conservazione in relazione agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti o successivamente trattati" (art.13, comma 1). Questo, anche in considerazione del fatto che il ricorrente aveva interrotto ogni rapporto con la Chiesa cattolica da oltre quarant´anni e non vi sarebbe stata, dunque, alcuna ragione tale da giustificare la conservazione dei suoi dati. La mancata cancellazione dei dati e delle "tracce" del battesimo, inoltre, avrebbe leso, secondo l´interessato, il suo "diritto all´oblio" e il suo diritto a tutelare la propria identità.

Il collegio del Garante ha dichiarato infondato il ricorso sotto diversi profili.

Il primo riguarda il fatto che un cittadino può chiedere l´aggiornamento, la rettificazione o eventualmente l´integrazione solo qualora si tratti di dati inesatti o incompleti e nel caso in questione non si può parlare di inesattezza o incompletezza dei dati.

Il secondo profilo attiene alla vera e propria cancellazione dei dati. Questa può essere richiesta solo quando i dati siano trattati in violazione di legge, oppure quando la loro conservazione non sia necessaria in relazione agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti e utilizzati. Anche in questo caso, i dati relativi all´avvenuto battesimo del ricorrente non risultano trattati in violazione di legge e rientrano nelle attività pertinenti alla confessione religiosa.

Per quanto riguarda, in particolare, la conservazione dei dati, l´Autorità ha precisato che il battesimo è anche un atto giuridico costitutivo che segna l´ingresso di una persona nella Chiesa cattolica e la sua registrazione non costituisce solo un dato relativo all´aderente, ma rappresenta un aspetto della vita dell´organismo ecclesiale.

In altre parole, la Chiesa, al pari, ad esempio di quanto può avvenire per vari organismi associativi (partiti, sindacati, associazioni ecc.), non può cancellare la traccia di un avvenimento che storicamente l´ha riguardata, se non a costo di modificare la stessa rappresentazione della propria realtà.

La questione, ha sottolineato il Garante, assume anche un rilievo particolare in considerazione del fatto che i registri dei battezzati rientrano fra i registri ufficiali della Chiesa cattolica e, quindi, di un ordinamento "indipendente e sovrano" rispetto a quello dello Stato italiano, così come previsto dall´art.7 della Costituzione.

L´aspirazione degli interessati, dunque, a vedere correttamente rappresentata la propria attuale immagine riguardo alle convinzioni originarie o a quelle dei genitori, può, semmai, essere adeguatamente soddisfatta da misure diverse dalla pura e semplice cancellazione.

In questa prospettiva, tenuta ferma la necessità di rendere comunque inequivocabile la volontà dell´interessato di dare una esatta rappresentazione di sé, il Garante ha suggerito alcune modalità pratiche attraverso le quali soddisfare tale esigenza. In alcuni casi l´interessato potrà richiedere, ad esempio, una semplice annotazione a margine del dato contenuto nel registro; in altri, potrà, invece, richiedere di allegare agli atti la propria motivazione.

Il Garante ha anche evidenziato come dalla volontà dell´interessato di abbandonare una determinata comunità discenda l´impossibilità di continuare a considerare la persona in questione come appartenente al gruppo, all´associazione o, come nel caso specifico, alla confessione religiosa. In questa prospettiva, risulta impedita la possibilità di continuare a considerare la persona fra gli aderenti alla comunità in caso, ad esempio, di eventuali attività, anche di tipo statistico, che debbano essere compiute successivamente a detta manifestazione di volontà.

L´Autorità ha, pertanto, concluso affermando che il registro di battesimo, in riferimento ad una persona che si dichiari ateo, non contiene dati trattati illecitamente, né notizie inesatte o incomplete, ma documenta un fatto realmente avvenuto.

Resta, peraltro, impregiudicato il diritto del ricorrente a far integrare questa documentazione che lo riguarda, anche senza dover specificare le motivazioni che sono alla base della sua richiesta.

 

Le spese del ricorso al Garante sono a carico di chi perde

Una società locale fornitrice di illuminazione e riscaldamento a gas dovrà pagare le spese per il ricorso presentato da un cittadino ed accolto dal Garante.

Il cittadino aveva chiesto di conoscere quali suoi dati personali fossero in possesso della società. Alla mancata risposta della società, il cittadino aveva fatto seguire, ai sensi della legge sulla privacy, il ricorso al Garante.

Come già più volte avvenuto, l´Autorità ha invitato la società a dare soddisfazione all´interessato e, dopo aver avuto riscontro in tal senso, ha posto a carico della società, su richiesta del ricorrente, l´ammontare delle spese e dei diritti riguardanti il ricorso. Le spese sono state determinate dal Garante in una ridotta misura forfettaria.

 

I messaggi via fax possono essere fonte di imbarazzo
(da Private Word, notiziario del Garante per la privacy neozelandese, luglio-agosto 1999)

"Posso inviarle copia della lettera? Naturalmente è riservata, e sarebbe un po´ imbarazzante se venisse letta da qualcun altro."

"Certo. Basta che mi telefoni quando sta per inviarla, e farò in modo di essere accanto al fax quando arriva."

Così dovrebbe essere. Ma non è sempre così.

Il Privacy Commissioner neozelandese ha esaminato di recente due ricorsi relativi all´invio di messaggi fax effettuato senza tenere nel debito conto la privacy del destinatario effettivo.

Nel primo, uno studio legale aveva inviato per fax ad un uomo una richiesta di pagamento dell´onorario iniziale, presso il luogo di lavoro di quest´ultimo. Il destinatario non era lì quel giorno, e due dei suoi colleghi poterono leggere il fax, ed altri membri del personale ne sentirono parlare, prima che il ricorrente riuscisse a leggerlo.

Anche nell´altro caso era coinvolto un legale, ma questa volta come destinatario del fax. Un´agenzia di recupero crediti gli aveva inviato una lettera di sollecito presso l´ufficio che divideva con un´altra ditta. L´agenzia successivamente ha dichiarato al Privacy Commissioner che era sua prassi inviare fax alle imprese solo se risultavano essere proprietarie del fax. Il problema è che in questo caso, anche se il legale di fatto era proprietario del fax, quest´ultimo veniva utilizzato anche dall´altra ditta. Il messaggio venne letto dalla centralinista e dalla segretaria dello studio legale. Una lettera inviata da quest´ultimo all´agenzia di recupero crediti, in cui si chiedeva di utilizzare per il futuro l´indirizzo postale, venne ignorata e successivamente giunse un altro fax di sollecito.

Nell´esaminare i due casi, è emerso chiaramente che si sarebbero potuti evitare inutili imbarazzi se i mittenti avessero adottato alcune cautele dettate dal buon senso.

 

Occhi privati
(estratto di un articolo pubblicato sul New York Times Magazine del 5 settembre)
Stanno per essere messe in vendita immagini satellitari ad alta risoluzione. Adesso chiunque, da Saddam Hussein alla Monsanto, potrà comprarsi le immagini di cui il Pentagono ha beneficiato per anni. L´era della trasparenza renderà più sicura la nostra vita? Oppure ci farà solo venire i brividi?

Mettiamo che abbiate appena speso centinaia di milioni di dollari per costruire e lanciare nello spazio un satellite, e abbiate intenzione di recuperare i costi dell´investimento vendendo le foto scattate dal satellite. Probabilmente non vi sarebbe difficile immaginare i motivi per cui qualcuno potrebbe voler comprare queste immagini riprese dallo spazio. Ad ogni modo, per John Copple non lo è di certo. Copple è il direttore responsabile della Space Imaging, il cui satellite Ikonos (nell´ipotesi che il lancio programmato per il 24 settembre vada secondo i programmi) permetterà di disporre delle immagini con la più alta risoluzione mai offerta sul mercato. "Dove voglio attraccare con la mia barca?" chiede Copple, che in effetti non si trova su una barca, ma immagina di essere nei panni di un appassionato di pesca sportiva a corto di informazioni. "Voglio pescare dove c´è molta vegetazione, il che significa tanto cibo per i pesci". La soluzione è ovvia: Ikonos "è in grado di vedere molto lontano sott´acqua". Ma la pesca non è l´unico settore che soffre di questa primitiva incertezza. C´è anche l´escursionismo.


Ma basta "una ricognizione tridimensionale del Parco di Yellowstone" per scegliere il sentiero più panoramico prima di partire da casa. Oppure se si lavora nel marcato immobiliare, si possono esaminare tutte le colline della zona in cerca di terreni appetibili. Oppure, se si vendono piscine, si può passare al setaccio la città in cerca di belle case con tanto spazio nel giardino e niente piscina. Oppure, se si ha una fattoria, si può ricorrere alle immagini "multispettro" per vedere quali seminativi abbiano problemi prima di vederli effettivamente appassire. Tuttavia, c´è un utilizzo delle immagini di Ikonos che Copple non menziona - e che, sollecitato a parlarne, di fatto minimizza.

Si tratta dell´impiego per cui i satelliti da ricognizione sono stati inventati quaranta anni fa: la ricognizione del territorio. Vipin Gupta, esperto di telemetria dei Sandia National Laboratories, è più elastico sull´argomento: "Attenzione, nel breve periodo la commercializzazione riguarderà applicazioni nel settore della difesa e della raccolta di informazioni", dice riferendosi alla Space Imaging e alle varie imprese che hanno intenzione di entrare nel mercato dell´imaging ad alta risoluzione. "I governi da tempo sono disposti a pagare profumatamente dati di questo tipo". E´ questo aspetto a fare di Ikonos una pietra miliare della geopolitica. In grado di individuare oggetti delle dimensioni di pochi piedi - e, quindi, di vedere con una "risoluzione di un metro" -, darà a presidenti, generali e altri soggetti politici in tutto il mondo un potere che in passato era prerogativa di alcune nazioni privilegiate. Questa democratizzazione non è salutata con unanime favore. Fra i dubbiosi: nazioni high-tech, come Israele, con nemici low-tech, e superpotenze solitarie abituate a dare una lezione a dittatori di poco conto. Se Saddam Hussein avesse avuto per le mani immagini satellitari di buon livello durante la Guerra del Golfo, l´Iraq avrebbe potuto prevedere la famosa manovra del "gancio sinistro" del Generale Norman Schwarzkopf - che sarebbe stata un po´ meno simile ad una marcia trionfale. Dinanzi a questi possibili sviluppi, gli Stati Uniti stanno cercando di mantenere un primato strategico. In parte con strumenti pacifici, rifiutandosi di concedere licenze commerciali per alcuni tipi di immagini o riservandosi il diritto di "abbassare la saracinesca" in casi di emergenza per quanto riguarda i satelliti di proprietà americana - ossia, riservandosi il diritto di mettere al buio i clienti di una impresa che ha la gestione di satelliti del genere. Altri approcci sono meno pacifici, come la messa a punto di un laser in grado da terra di trasformare i satelliti (anche quelli appartenenti a imprese americane) in ammassi inerti di metallo rovente, nei casi di emergenza nazionale. In base ad un rapporto pubblicato lo scorso anno dal Comando spaziale degli USA, l´America deve essere in grado di affermare il proprio "controllo dello spazio" ogniqualvolta ciò risulti necessario. Si tratta di un punto di vista.


Un altro punto di vista è invece che tutti dovrebbero darsi una calmata. Secondo costoro, l´"era della trasparenza", secondo la definizione coniata da Arthur C. Clarke, sarà qualcosa di meraviglioso. Nel romanzo da lui pubblicato nel 1987, "2061: Odissea Tre", Clarke immaginava un´epoca in cui sarebbero stati impossibili gli attacchi a sorpresa e impensabili le guerre fra le grandi potenze, poiché tutti si sarebbero tenuti sott´occhio a vicenda. Per una dottrina politica che desidera apparire credibile agli occhi di Washington, il fatto di avere fra i propri sostenitori uno scrittore di fantascienza non è esattamente un vantaggio. Ma una versione rivista e corretta dello scenario immaginato da Clarke viene utilizzata attualmente da alcuni politologi di Washington. "La trasparenza simmetrica sarà un elemento positivo nella lunga marcia verso la pace", afferma infatti Ann Fiorini del Carnegie Endowment for International Peace. E allora perché la trasparenza non è vista con favore da più esponenti di parte governativa? Perché, secondo la Fiorini, si tratta di persone che non sono pagate per pensare nel lungo periodo. Devono occuparsi di tenere sotto controllo le situazioni di crisi giorno per giorno - di gestire gli Hussein del mondo, di lottare per conquistare un vantaggio tattico. "Sono abituati a combattere la battaglia che volta per volta si presenta, ed è più facile combattere queste battaglie se si ha il controllo dei flussi di informazioni". Pertanto, mentre si attende il debutto di Ikonos, non è chiaro cosa debba essere fonte di preoccupazione.

Alcuni nel Governo temono che l´era di cui Ikonos è l´antesignano sarà negativa in termini di sicurezza nazionale e pace mondiale. In altri circoli intellettuali, il timore è invece che un atteggiamento del genere sia di per sé nocivo ai fini della sicurezza nazionale e della pace mondiale - che gli Stati Uniti finiscano per dedicarsi al vano tentativo di ostacolare l´avvento dell´era della trasparenza invece di cercare di plasmarla per scopi benefici. Su un punto tutti concordano: che le cose cambieranno. L´avvento dell´era della commercializzazione delle immagini satellitari ad alta risoluzione viene proclamato ormai da anni. Il lancio di satelliti è stato rimandato più e più volte o, peggio ancora, è fallito. In effetti, un precedente satellite Ikonos, lanciato ad aprile, non ha mai raggiunto l´orbita a causa di un difetto nel propulsore. Ma con Ikonos pronto a partire e due satelliti commerciali di tipo analogo previsti per il 2000, l´era della trasparenza sembra ormai alle porte - in un modo o nell´altro. Entro un anno "ne vedremo finalmente il decollo - nel bene o nel male", afferma John Baker, politologo della RAND Corporation e in precedenza dello Space Policy Institute presso la George Washington University.

Anche se Ikonos diventerà una realtà, non sarà comunque il primo satellite ad offrire immagini commercializzabili. Tuttavia, sarà l´unico ad avere immagini con una risoluzione di un metro. A differenza delle immagini con risoluzione di 10 metri ottenibili dai satelliti SPOT francesi, e delle immagini con risoluzione di 5 metri ottenibili dall´India, le foto scattate da Ikonos permetteranno agli analisti di individuare lanciamissili e serbatoi e di distinguere fra caccia e bombardieri. Inoltre, a differenza delle immagini con risoluzione di 2 metri che la Russia mette in vendita sul mercato, quelle generate da Ikonos non hanno gli handicap legati ad una tecnologia ferma ai tempi dello Sputnik. I russi continuano a paracadutare a terra le riprese effettuate dai satelliti; nel migliore dei casi una foto è disponibile non prima di nove giorni dal momento della ripresa, e si sa che in alcuni casi possono volerci dei mesi. La Space Imaging, in condizioni ideali, è in grado di ottenere un´immagine preliminare 30 minuti dopo lo scatto dell´otturatore. Le immagini risalenti a cinque giorni prima saranno considerate materiale d´archivio e vendute ad una cifra compresa fra 30 e 300 dollari per miglio quadrato di superficie esaminata, sul sito Web della società. E´ proprio questa associazione fra nitidezza e rapidità a dare i brividi all´apparato militare americano. E si tratta di un´associazione destinata a diffondersi in misura crescente. Ikonos compie una rotazione completa del globo terrestre in direzione nord-sud due volte al giorno, ed una scansione est-ovest, dall´altezza di 420 miglia, per cui ogni porzione di superficie terrestre sarà visibile mediamente una volta ogni tre giorni.

Se i due concorrenti americani della Space Imaging, Orbital Imaging Corporation ed Earthwatch, rispetteranno i programmi di lancio, entro un anno si potrebbe arrivare ad una visibilità giornaliera. I tentativi americani di impedire l´avvento della trasparenza dovranno fare i conti con la forza che oggi porta scompiglio in tante politiche nazionali: la concorrenza globale. Si pensi alla limitazione che il Congresso, sostenuto dal Ministero degli esteri, ha imposto per i satelliti lanciati da imprese americane: è illegale riprendere immagini ad alta risoluzione di Israele. Ovviamente ciò fa dei satelliti americani una merce meno appetitosa per alcuni clienti (fra cui senz´altro le imprese israeliane). Lo stesso dicasi per lo stato di generale incertezza dovuto all´elasticità delle norme in materia di controllo satellitare emanate dall´amministrazione Clinton - in base alle quali il governo può bloccare il funzionamento di un satellite non soltanto per tutelare "la sicurezza nazionale", ma anche qualora "sussista un rischio in termini di obblighi internazionali o di interessi di politica estera". Si può immaginare che, in ultima analisi, le imprese del settore tentino di evitare problemi del genere andando a impiantarsi in regioni di provata fede liberista - come le isole Cayman. Comunque, entro il prossimo anno, se tutto va come previsto si potranno acquistare immagini con risoluzione di un metro dalla West Indian Space Ltd., una società con sede nelle Cayman. Si tratta di una joint venture che comprende una società americana e le Israel Aircraft Industries, di proprietà del governo israeliano - lo stesso governo che è riuscito a mettere le catene ai satelliti americani ad alta risoluzione. Se vi interessa conoscere le estese argomentazioni a difesa di questo paradosso, contattate i lobbisti delle società americane che producono satelliti. E così sarà sempre di più. Nel lungo periodo, quanto più il governo americano tenterà di regolamentare i satelliti commerciali, tanto minore sarà il numero dei satelliti commerciali americani da regolamentare.

Nell´autunno del 1997, la Orbital Imaging chiese l´autorizzazione per la vendita di dati provenienti da un satellite "iperspettrale costruzione - Orb-View-4. Si trattava di un satellite in grado di individuare mascheramenti, di facilitare l´individuazione di giacimenti minerali e forse anche di individuare varietà geneticamente diverse di granoturco e altre colture (il che avrebbe fatto comodo ad imprese agricole come la Monsanto per individuare quei coltivatori che mettevano a coltura copie "pirata" di sementi tutelate da brevetto). Ad aprile l´amministrazione ha emesso il verdetto: sì, la Orbital può vendere immagini iperspettrali, ma solo con una risoluzione di 24 metri e non alla risoluzione di 8 metri che Orb-View consentirebbe. E´ probabile che il prossimo satellite iperspettrale verrà da un Paese dove vige un maggiore laissez-faire. Gli Stati Uniti hanno cercato anche di impedire (con uno sforzo poderoso ed inutile) il lancio di un satellite commerciale straniero.

Una società canadese, la Macdonald Dettwiler, avrebbe dovuto lanciare attraverso la NASA il proprio satellite radar con risoluzione di tre metri, Radarsat-2; il debutto era previsto per il 2002. Ma i satelliti radar sono in grado di vedere attraverso le nuvole e di notte, il che secondo il Pentagono non deve essere permesso a nessuno in presenza di una risoluzione minore di 5 metri. All´inizio di quest´anno, la NASA ha iniziato a tirarsi indietro: per cui i canadesi, e non c´è da stupirsi, hanno iniziato ad esplorare la possibilità di un lancio in Europa.

Scheda

Doc-Web
48186
Data
27/09/99

Tipologie

Newsletter